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Il Si.Di.Pe. :incontro sullo schema di decreto ministeriale del nuovo Dipartimento per la Giustizia


Si è tenuto ieri mattina, 05 novembre 2015, l'incontro con le Organizzazioni sindacali convocato dal Capo di Gabinetto Giovanni Melillo a riguardo dello schema di decreto Ministeriale relativo al neo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunitá previsto dall'art.7 del Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 15 giugno 2015 n. 84 recante "Regolamento di riorganizzazione del Ministero della giustizia e riduzione degli uffici dirigenziali e delle dotazioni organiche", pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 148 del 29 giugno 2015 . La riunione è stata presieduta dal Vice Capo di Gabinetto Vicario Gemma Tuccillo ed è stato presente al medesimo, partecipando alla discussione per fornire chiarimenti, anche il Capo del nuovo Dipartimento, Francesco Cascini. Il Capo di Gabinetto, per bocca del suo vicario Tuccillo, ha fatto conoscere di essere impossibilitato a partecipare per improcrastinabili impegni istituzionali determinati dai lavori in corso per la definizione della Legge di stabilità 2016 (disegno di legge S.2111 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato - legge di stabilità 2016), tuttavia, raggiunta la sala della riunione per un breve ma efficace intervento ha esplicitato l'importanza dell'impegno del Ministro della Giustizia, e dunque del suo Gabinetto, per cercare di evitare anche per il settore penitenziario, e dunque anche per quello minorile, il congelamento dei posti di funzione dirigenziale, relativi alla dirigenza contrattualizzata, che sono vacanti al mese di ottobre 2015, congelamento che non tocca, fortunatamente, la Carriera dirigenziale penitenziaria che essendo in regime di diritto pubblico è esclusa da questa misura prevista dal disegno di legge di stabilità in discussione in Parlamento. È evidente, infatti, che il congelamento determinerebbe se non una battuta di arresto, certamente grandi difficoltà per la realizzazione del processo di riorganizzazione del Ministero. Il Si.Di.Pe. è stato l'unico sindacato autonomo del personale della Carriera dirigenziale penitenziaria ad essere presente all'incontro e l'unico a sostenere con forza le sue ragioni. In particolare il Si.Di.Pe. ha confermato le posizioni già espresse nei documenti precedenti già inviati al Ministro della Giustizia e al suo Gabinetto in ordine alla propria contrarietà alle operazioni di spending review operate sul sistema penitenziario. A riguardo, quindi, si è fatto rinvio alla precorsa corrispondenza1 e per ultima alla nota Prot. n.429/T/15.144 del 01 novembre 2015 già trasmessa al Gabinetto del Guardasigilli sullo schema di decreto. Ad ogni modo il Si.Di.Pe. ha ritenuto di dover riconoscere che, fermo restando questa sua contrarietà di fondo, il d.P.C.M. n.84/2015 ha, sia pur, con modalità diverse da quelle prospettate, ha aderito a diverse proposte formulate a suo tempo da questa organizzazione sindacale.

Il riferimento è stato, evidentemente, alla salvaguardia della formazione specifica per gli operatori penitenziari attraverso il mantenimento dell'Istituto Superiore di Studi Penitenziari (oggi Direzione Generale della Formazione presso il D.A.P.), la riserva di competenza del D.A.P. in materia di edilizia penitenziaria e di contratti sottosoglia per il funzionamento degli istituti penitenziari e dei servizi, nonostante la soppressione della Direzione Generale delle Risorse Materiali, dei Beni e dei Servizi presso il D.A.P., il mantenimento della competenza del D.A.P. in materia del contenzioso specifico relativo al personale e ai detenuti, la limitazione dell'impatto relativo alle riduzioni dei P.R.A.P. mantenuto, per lo più ai Provveditorati più piccoli. Il Si.Di.Pe. ha evidenziato che le risorse sono essenziali ad un processo di riforma sebbene fosse consapevole che quell'incontro non fosse la sede dove il problema delle risorse avrebbe potuto trovare soluzione, non solo perché l'oggetto della riunione era lo schema del neo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunitá, ma anche perché lo stesso scopo del d.P.C.M. n.84/2015 di riorganizzazione del Ministero della Giustizia, di cui lo schema di decreto ministeriale era in discussione, è uno strumento tecnico di riduzione della spesa, cioè di spending review, come espressamente dichiarato dal suo stesso titolo che recita "Regolamento di riorganizzazione del Ministero della giustizia e riduzione degli uffici dirigenziali e delle dotazioni organiche". Sarebbe stato, quindi, solo un mero esercizio di sterile retorica "sindacalese" che non appartiene alla cultura sindacale del Si.Di.Pe., avanzare in quella occasione richieste che vanno formulate in altro sede e in altra occasione. Eppure, tuttavia, questo sindacato ha evidenziato che se è vero che sino all'emanazione del decreto di riorganizzazione che riduce gli organici non era possibile, per effetto delle diverse leggi che avevano previsto il divieto di assunzioni a carico delle amministrazioni inadempienti rispetto all’obbligo di riduzione degli organici, adesso che il Ministero della Giustizia ha adempiuto2 si rende necessario ed urgente che si provveda a coprire le vacanze organiche degli istituti penitenziari e degli uffici di esecuzione penale esterna affinché possa essere assicurato al di fuori dell'attuale stato di oramai cronica sofferenza l'esercizio delle loro delicate e complesse funzioni istituzionali. Il Si.Di.Pe., nel richiamare le proprie osservazioni allo schema di decreto già inviate al Gabinetto del Guardasigilli con la nota Prot. n.429/T/15.144 del 01 novembre 2015, ha anche ribadito, come già aveva fatto in principio, di non essere mai stato contrario ad un Dipartimento della probation, ma ha voluto sottolineare che il neo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità non è affatto tale, neppure nel nomen. La dimostrazione di questa affermazione è nei fatti. Lo schema di decreto ministeriale di cui si tratta ha dovuto, allo stato della normativa vigente, mantenere la totale separazione degli uffici territoriali minorili dagli uffici di esecuzione penale esterna e questo perché ha voluto unire due mondi, quello minorile e quello dell'esecuzione penale esterna per adulti, assolutamente diversi e distanti. E di questa diversità è manifestazione tangibile la differente organizzazione e il diverso status giuridico delle due dirigenze che in essa si trovano ad operare, cioè quella dei dirigenti contrattualizzati e la dirigenza penitenziaria del ruolo di esecuzione penale esterna che è, invece, una dirigenza di diritto pubblico, istituita con L. 27 luglio 2005, n. 154 “Delega al governo per la disciplina dell'ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria” e disciplinata dal D.Lgs. 15 febbraio 2006 n. 63 recante “Ordinamento della carriera dirigenziale penitenziaria, a norma della L. 27 luglio 2005, n. 154”.

__________________________________________________ 2 Il d.P.C.M. n.84/2005, infatti, dà attuazione alla riduzione degli uffici del Ministero della giustizia e delle relative dotazioni organiche di personale dirigenziale e non dirigenziale previste dalle seguenti disposizioni legislative: articolo l, comma 404, della legge 27 dicembre 2006, n. 296; articolo 74 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni dalla legge 6 agosto 2008, n. 133; articolo 2 del decreto-legge 30 dicembre 2009, n. 194, convertito con modificazioni dalla legge 26 febbraio 2010, n. 25; articolo l del decreto-legge 6luglio 2011, n. 138, convertito con modificazioni dalla legge 14 settembre 2011, n. 148; articolo 2 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 135.

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Quest'ultima è, peraltro, incardinata, per il ruolo pubblicistico delle sue funzioni, nella Carriera dirigenziale penitenziaria, la stessa nella quale sono incardinati i dirigenti penitenziari del ruolo di istituto penitenziario. Due ruoli , quindi, di una stessa dirigenza che si unificano a livello di un unico ruolo apicale di dirigenza generale, cioè nel ruolo della dirigenza generale penitenziaria. In tal senso il Si.DiPe. ha sottolineato che qualunque riorganizzazione non può e non deve prescindere dal mantenimento dei dirigenti di esecuzione penale esterna nell'alveo della dirigenza di diritto pubblico, evidenziando che tale scelta a suo tempo, fatta dal legislatore con la legge n.154/2005 e il D.Lgs. n.63/2006, ha trovato oggi conferma e rafforzamento attraverso la legge Madia di riforma della dirigenza pubblica3 che ha voluto escludere il personale della Carriera Dirigenziale penitenziaria dal ruolo unico della dirigenza dello Stato, così rafforzandone lo status e il carattere pubblicistico delle funzioni. È anche per questa ragione, aggiungiamo, che il Si.Di.Pe. è contrario, perché sarebbe contra legem, ad una qualunque ipotesi di ammissione della dirigenza A1 contrattualizzata ai bandi per l’assegnazione di posti di funzione vacanti presso gli uffici di esecuzione penale esterna che sono, evidentemente, riservati esclusivamente ai dirigenti penitenziari del ruolo di esecuzione penale esterna. Il Si.Di.Pe. non crede affatto che l'esecuzione penale esterna fosse marginale rispetto a quella intramurale per il solo fatto di stare sotto lo stesso tetto del D.A.P. ma che, piuttosto, questa marginalità fosse una conseguenza di scelte politiche, tradotte in leggi, che conferivano alla pene detentiva un ruolo principale rispetto l'esecuzione penale esterna. Solo negli ultimi anni, invece, si sta fortunatamente assistendo ad una inversione di tendenza che vorrebbe, ma ancora non è riuscita del tutto, a fare dell’esecuzione penale esterna la regola e del carcere l'eccezione. Il Si.Di.Pe. ha ribadito di essere preoccupato della mancanza e dell'impossibilità, allo stato della normativa, di un centro regionale di indirizzo, coordinamento e controllo degli uffici di esecuzione penale esterna analogo a quello sino ad oggi assicurato dai Provveditorati Regionali dell'Amministrazione Penitenziaria, la cui forza, sotto il profilo tanto del peso derivante dalla loro posizione dirigenziale generale quanto del peso discendente dalle loro risorse umane e strumentali, è sicuramente di molto superiore a quella dei neo istituiti uffici interdistrettuali di esecuzione penale esterna. Per quanto riguarda la riduzione dei posti di funzione dirigenziale che obtorto collo, per obbligo di legge, si è dovuta operare, e che determinerà conseguentemente una contrazione delle sedi dirigenziali degli uffici di esecuzione penale esterna, il Si.Di.Pe. ha rappresentato la necessità che per la direzione delle sedi U.E.P.E. non dirigenziali sia recuperata la soppressa figura professionale del funzionario del "Direttore di servizio sociale" che operi sotto il coordinamento, l'indirizzo ed il controllo più generale dell'ufficio distrettuale o interdistrettuale di esecuzione penale esterna, anche al fine di dare un riconoscimento a quei funzionari che assumono la responsabilità di dirigere con professionalità ed impegno le sedi non dirigenziali. Infine il Si.Di.Pe. ha rappresentato che pur non essendo contrario ad un impiego del personale del Corpo di polizia penitenziaria negli Uffici di esecuzione penale esterna, esso deve essere mantenuto nell'ambito dei suoi compiti istituzionali che dovranno essere definiti ma, comunque, mantenendo il rapporto gerarchico e funzionale con il Direttore dell'ufficio di esecuzione penale esterna e prevedendo espressamente che tali compiti devono essere esercitati sotto la sua direzione ed il suo controllo, secondo il modello già vigente negli istituti penitenziari. In altri termini il Si.Di.Pe. crede ed auspica una valorizzazione di impiego della polizia penitenziaria negli Uffici di esecuzione Penale Esterna sul fronte dei controlli esterni di polizia, ben distinti dalle funzioni e dai controlli di servizio sociale, ma così come è contrario ad un carcere solo di polizia è pure contrario ad una esecuzione penale esterna che esaurisca la sua funzione in funzioni di polizia. Al contrario il Si.Di.Pe. vede nella polizia penitenziaria negli uffici di esecuzione penale esterna come una polizia di supporto all'attività di tali uffici.

_____________________________________ 3 Legge 7 agosto 2015 n. 124 “Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” (GU Serie Generale n.187 del 13-8-2015) 3 _____________________________________

In conclusione il tavolo di Gabinetto ha espresso tutta la propria disponibilità a valutare i contributi pervenuti dai sindacati ed ha assicurato che, comunque, sarà possibile intervenire anche con successivi decreti per degli aggiustamenti che, in corso di operatività del decreto, si rendessero necessari per migliorare la funzionalità del nuovo Dipartimento e delle sue articolazioni periferiche. Difatti lo stesso schema demanda a ulteriori decreti gli aspetti organizzativi di dettaglio. Alle organizzazioni sindacali è stata rappresentata, inoltre, la necessità del varo più urgente del decreto in argomento per consentire al medesimo di poter impiegare le risorse finanziarie che saranno stanziate dalla Legge di stabilità 2016 in corso di esame, diversamente il nuovo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità non potrà operare o, meglio, non potrà venire a reale esistenza. Il testo, quindi, dopo gli aggiustamenti che saranno operati sulla base dei contributi già pervenuti dai sindacati, sino alla riunione ed in corso della stessa, sarà sottoposto alla firma del Ministro della Giustizia senza ulteriori passaggi con le organizzazioni sindacali. Il Si.Di.Pe. ha comunque auspicato e richiesto che per l’esame e la discussione dei successivi decreti attuativi, per i quali non ricorrono le medesime ragioni di urgenza legate al disegno di legge di stabilità in corso di esame in Parlamento, sia assicurato il più ampio e reale confronto con le organizzazioni sindacali ai fini di un loro quanto più fattivo e reale contributo. Naturalmente il Si.Di.Pe. seguirá gli sviluppi del provvedimento e Vi terrà puntualmente informati



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