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Il Ministro Orlando Risponde all'On. Verini


INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA DELL’ON. VERINI ED ALTRI R I S P O S T A Come giustamente ricorda gli onorevoli interroganti, il tema del sovraffollamento carcerario ha rappresentato una delle questioni principali e più gravi con la quale ci si è dovuti confrontare sin dall’inizio di questa legislatura. Oggi possiamo affermare di essere usciti dall’emergenza, anche se resta molto il lavoro da fare. La centralità accordata dal Governo all’utilizzo sempre più ampio delle misure alternative al carcere, come elemento strutturale di una nuova politica di esecuzione della pena, emerge anche dalla nuova architettura offerta dal regolamento del Ministero della Giustizia che prevede la istituzione del nuovo Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità, che coniuga la sperimentata capacità del settore minorile nel trattamento al di fuori del circuito penitenziario con l’esecuzione penale esterna per gli adulti. Il bilancio che può tracciarsi all’esito del primo anno di applicazione delle norme che hanno introdotto sanzioni non detentive è decisamente incoraggiante: al 31.12.2015 la popolazione carceraria è scesa a 52.164 detenuti, di cui sono ben 39.274 i soggetti che si trovano in regime di esecuzione esterna. Per comprendere il salto di qualità cito un altro dato: a fine 2010, l’anno in cui venivano notificati i ricorsi Torreggiani al Governo italiano, il numero dei soggetti in esecuzione penale esterna era di 21.494 ed erano 67.971 i ristretti in carcere. Una crescita di quasi 18.000 unità in termini assoluti, e quasi del 100% in termini percentuali. Ciò significa che nel ridurre la popolazione carceraria non abbiamo generato impunità, posto che il numero di detenuti trattati dal sistema penale che è rimasto grossomodo invariato. Ciò che è cambiato è la cultura di esecuzione della pena. E questo risultato si deve anche al lavoro straordinario svolto dalla magistratura e dalla polizia penitenziaria, e all’apporto degli enti locali, chiamati sempre più spesso ad offrire possibilità di lavoro esterno per i detenuti, come peraltro si sta sperimentando in occasione dell’anno giubilare in corso proprio un progetto di carattere significativo su questo tema. Le convenzioni stipulate nel corso del 2015, peraltro, hanno reso disponibili 12.687 posti di lavoro per lo svolgimento di carattere riparativo. A fine 2015 i detenuti ammessi al lavoro esterno erano 1.413 mentre la sanzione della messa alla prova era in corso in favore di 6.557 condannati, in luogo dei 505 destinatari della misura al 1° gennaio dello stesso anno. Anche il dato delle misure eseguite nell’intero periodo – pari a ben 9.690 – descrive un trend assolutamente positivo, dimostrando altresì da parte di avvocati e magistrati la condivisione di una comune cultura innovativa, concretamente orientata nella prospettiva di cambiamento e di attuazione del dettato costituzionale.


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