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FP CGIL Penitenziari Scrive al Ministro della Giustizia A. Orlando


Roma, 18 gennaio 2016


Al Ministro della Giustizia On.le A. Orlando

On.le Ministro, sulla pagina web del Ministero della Giustizia abbiamo avuto modo di leggere la risposta integrale alle quattro interrogazioni a risposta immediata da lei formulate nel corso del question time del 14 gennaio scorso. In particolare ci siamo soffermati sulla risposta all'interrogazione dell'on Verini ed altri volta a "conoscere dati, il più possibile aggiornati, in merito all'effettiva applicazione delle nuove norme in materia di messa alla prova, sull'ammissione al lavoro esterno, sull'andamento dell'esecuzione penale esterna e, più in generale, sulle politiche carcerarie con riferimento alla formazione del personale, alla socializzazione e al reinserimento dei detenuti". La risposta così come riportata dalla stampa ci aveva fatto pensare, per il suo contenuto a tratti inesatto e/o incompleto, ad una svista meramente giornalistica ma, ahimè, leggendo la versione integrale riportata sulla pagina web di Giustizia.it abbiamo constatato che la svista non é stata affatto giornalistica. La situazione che Lei ha rappresentato evidenzia sicuramente un cambio di rotta del sistema del'esecuzione della pena più orientato all'implementazione delle sanzioni non detentive determinata anche dagli ultimi recenti interventi normativi, tanto che la popolazione carceraria risulta fortemente ridotta e di questa oltre il 50% è in regime di esecuzione penale esterna. Dati incoraggianti, dunque, che Lei ha ricondotto anche alla nuova architettura del sistema dell'esecuzione penale determinata dal DPCM n.84 del 15 giugno 2015 che istituisce il dipartimento della Giustizia minorile e di comunità inglobando allo stesso il settore dell'esecuzione penale esterna adulti. Purtroppo, Ministro, evidenziamo che la nuova architettura non è stata ancora sperimentata in quanto, il decreto riguardante l'organizzazione di quel dipartimento non è ancora esecutivo e gli operatori che ad oggi si sono occupati di favorire quell'obiettivo che ha ispirato il DPCM prima ed il DM specifico dopo, è ancora incardinato nella "vecchia" architettura del sistema penitenziario che comprende al suo interno anche il sistema dell'esecuzione penale esterna. Ad oggi, infatti, è ancora questo sistema dell'esecuzione penale esterna al quale afferiscono professionalità specifiche quali i funzionari di servizio sociale e i suoi dirigenti, depotenziato di risorse, di organico ma non certo di impegno e volontà che è riuscito a compiere il "miracolo" . A tal proposito, Lei con soddisfazione elogia il "lavoro straordinario della polizia penitenziaria" che seppure apprezzabile nel suo insieme, ci consenta contraddirla, con l'esecuzione penale esterna e le competenze istituzionali alla stessa demandate poco ha a che vedere, rivestendo nel settore EPE un ruolo marginale (se non per quell'azione di controllo di polizia ai fini della detenzione domiciliare legge n.199/2010) e, pertanto, non esclusivo e/o determinante. Nessuna norma ad oggi , dalla legge di riforma n.354 del 1975 e successive modifiche alla legge n.67 /2014 che introduce per gli adulti l'istituto della messa alla prova, all'ordinamento professionale delle professionalità penitenziarie CCNI del 2010, demanda alla polizia penitenziaria competenze istituzionali così peculiari che di fatto afferiscono specificamente alla professionalità di servizio sociale. Ci sconforta constatare quanto ancora oggi il contesto dell'esecuzione penale esterna, le sue professionalità, le endemiche difficoltà operative da noi più volte inutilmente denunciate, le complesse ma positive interazioni che le stesse hanno quotidianamente con tutti gli attori presenti sul territorio, risulti sconosciuto o peggio ancora ignorato. Vede Ministro non ci appassiona entrare in una polemica che potrebbe diventare sterile e quindi poco costruttiva ma ci piace pensare che quel processo di cambiamento culturale del mondo dell'esecuzione penale del quale Lei si è fatto promotore fin dal suo insediamento ci sia davvero e per tutti gli operatori, per tutte le professionalità che da anni e per questo motivo continuano, in attuazione del dettato costituzionale, ad esercitare un compito così delicato e complesso, anche se in profonda e costante solitudine istituzionale.

La coordinatrice nazionale FpCgil Dap Ministeri Lina Lamonica


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